venerdì 11 dicembre 2009

Banchetto, party o briciole

Editoriale di POWER 2
Di Rossella Pruneti


Termina l’anno e si tirano le somme dai palmarès delle gare più importanti: Campionati Italiani, Notte dei Campioni, Due Torri, Ludus Maximus. Un banchetto di muscoli
Dal numero dei partecipanti (attori e spettatori, atleti e pubblico) il bodybuilding vive un buon momento. Forse un migliaio di unità di pubblico alla Notte (dove l'ingresso era limitato e molti sono rimasti fuori), quasi il doppio al Due Torri e tantissimi si prevedono al Ludus Maximus. Quasi duecento atleti (per la precisione 196) al Due Torri, massimo storico, picco di iscrizioni mai toccato in passato. Ma tutto questo forse necessita di una spiegazione, visto che, invece, il settore è asfittico ed economicamente zoppo. Al banchetto dei partecipanti vengono servite poche briciole da qualche appassionato, tenace sponsor (che va veramente ringraziato). Come potrebbe non essere altrimenti? Il settore è sofferente perché vi sono infinite norme che gli impediscono di prosperare. Alla pari di tanti altri settori nella nostra nazione. Ci vorrebbe un’idea come la famosa "mucca viola" del marketing (e della cioccolata). Trovare, nella nostra nicchia, quello che ancora sorprende, attira, "traina".
La contraddizione è che l’agonismo, le “gare”, al settore non suggeriscono di rappresentare il futuro e la speranza ma, al contrario, indicano che sono una minaccia e che ne causeranno l'imminente rovina. Niente di più sbagliato.
Mi viene in mente un racconto letto su un giornale una ventina d’anni fa. Lo ricordo vagamente nei particolari, ma molto bene nella tristezza che mi lasciò e nel succo del messaggio. Un succo acre, quasi come di limone. Un professionista famoso si allena alla Gold's Gym. Grandi saracinesche aperte, nel caldo della California. Il culturista esce fuori a prendere aria. In fondo al piazzale c'è un bambino con la palla, lo vede, si ferma. Il culturista sorride. Abbozza una posa. Il bambino spalanca la bocca sdentata in ammirazione e sorride anche lui. Iniziano una specie di piccolo posedown a due, subito interrotto dalla madre del bambino, sopraggiunta: “Vieni via, ma sei pazzo, cosa fai con quella gente?". Concludeva il suo racconto così: "Per un attimo i due mondi si erano sfiorati, ma non c'era stata altra possibilità di approfondimento. E si allontanarono di nuovo".
Al banchetto degli agonisti si servono briciole perché non sono più considerati in grado di muovere l'economia di questo sport. Si dice che non fanno sognare. Non interessano. Ho dei dubbi. Un conto è sognare, un conto volere essere così e cosà concretamente. Di sognare e di grandi propositi abbiamo bisogno tutti. Anche quelli che poi non attuano un decimo di ciò che progettano o che vorrebbero fare. Ma è proprio in questa tensione che si racchiude tutto il gioco e, a ben vedere, tutto il meccanismo del settore (come di ogni altro settore). Quando organizziamo le gare abbiamo grosse difficoltà a trovare sponsor, meno a trovare spettatori che pagano il biglietto ed entrano ad assistere allo spettacolo, ancora meno a trovare atleti. Penso che occorra un riavvicinamento dei due mondi. Da quella scintilla del sogno di un fisico più sano e più bello che solo un agonista può fare sprizzare nella mente delle persone normali, può innescarsi un impulso nuovo, di crescita non solo personale ma anche economica.

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