mercoledì 25 novembre 2009

Ha bisogno di cultura la cultura fisica?

Editoriale su POWER 1
di Rossella Pruneti

Ho sempre pensato due cose.

Di fronte al terrorismo culturale di certi istruttori e ad articoli più complicati di una pagina di Meccanica Quantistica, scuoto la testa e dico: "In fondo il nostro sport, la nostra disciplina, consiste nell'impugnare un manubrio e un bilanciere, macinare ripetizioni contraendo i muscoli, sudando. Qualcosa di fisico, molto molto corporeo”.

Di fronte allo snobismo culturale di chi ci definisce "tutti muscoli e niente cervello”, ho sempre ribattuto che ci vuole tanto cervello per una disciplina che muove ed è mossa 24 ore al giorno dalla forza di volontà, dalle conoscenze (anatomia, nutrizione, scienza dell'esercizio... cose che non solo non sa il passante per strada ma neanche il medico di famiglia) e da un profondo legame tra mente e muscoli.

Per un verso quindi il nostro bodybuilding non ha bisogno di cultura perché ne ha già. Molta.

Quello che però ci manca, motivo per il quale siamo arrivati alla concezione di POWER, è un mezzo per esprimere e conservare tanta della cultura del "bodybuilding posse", il gruppo di individui, amici anche (perché no), aventi lo stesso interesse. Diciamo pure la sottocultura del bodybuilding, nel senso buono e ricco del termine.

Sommersi da Twitter e da Facebook, in un universo di silicio dove tutti possono fingersi 52 cm di braccio col Photoshop e scrivere tutto e il contrario di tutto relativamente alla tecnica del bodybuilding senza alzarsi dalla scrivania ed allenarsi realmente, abbiamo sentito il bisogno di fermare su carta, rilegare, conservare. In una parola: impreziosire.

Ecco l’abbinamento con l’associazione culturale Ray Stern (la quale ha nel proprio statuto la finalità di promozione sociale nelle aree del fitness, cultura fisica, bodybuilding) che da questo primo numero dedica la diffusione di POWER ai propri soci, a chi ama questo sport e questa mentalità.

Ray Stern è stato uno degli incontri decisivi della mia vita. Mi ha sapientemente insegnato tante cose, dalle lezioni d'inglese dopo cena alla mentalità positiva necessaria nel nostro sport e nella vita.
A lui è dedicata l’associazione che ho fondato e di lui ricorda questa rivista, perché “Power of Thunder” era il suo pseudonimo durante le sue grandi gesta di lottatore degli anni '50.
Era uno di noi, era un grande appassionato e bodybuilder. Perché anche lui, come tutti noi, sosteneva: “Devo ammettere che di tutte le attività commerciali che ho creato, di tutte le avventure che ho vissuto, niente è paragonabile al mio amore per il bodybuilding. Credo di essere nato proprio per diventare un bodybuilder. Niente mi rende più felice dentro e mi dà un vero senso di soddisfazione quando un bella sessione intensa coi pesi”.

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