Editoriale di POWER 2
Di Rossella Pruneti
Termina l’anno e si tirano le somme dai palmarès delle gare più importanti: Campionati Italiani, Notte dei Campioni, Due Torri, Ludus Maximus. Un banchetto di muscoli
Dal numero dei partecipanti (attori e spettatori, atleti e pubblico) il bodybuilding vive un buon momento. Forse un migliaio di unità di pubblico alla Notte (dove l'ingresso era limitato e molti sono rimasti fuori), quasi il doppio al Due Torri e tantissimi si prevedono al Ludus Maximus. Quasi duecento atleti (per la precisione 196) al Due Torri, massimo storico, picco di iscrizioni mai toccato in passato. Ma tutto questo forse necessita di una spiegazione, visto che, invece, il settore è asfittico ed economicamente zoppo. Al banchetto dei partecipanti vengono servite poche briciole da qualche appassionato, tenace sponsor (che va veramente ringraziato). Come potrebbe non essere altrimenti? Il settore è sofferente perché vi sono infinite norme che gli impediscono di prosperare. Alla pari di tanti altri settori nella nostra nazione. Ci vorrebbe un’idea come la famosa "mucca viola" del marketing (e della cioccolata). Trovare, nella nostra nicchia, quello che ancora sorprende, attira, "traina".
La contraddizione è che l’agonismo, le “gare”, al settore non suggeriscono di rappresentare il futuro e la speranza ma, al contrario, indicano che sono una minaccia e che ne causeranno l'imminente rovina. Niente di più sbagliato.
Mi viene in mente un racconto letto su un giornale una ventina d’anni fa. Lo ricordo vagamente nei particolari, ma molto bene nella tristezza che mi lasciò e nel succo del messaggio. Un succo acre, quasi come di limone. Un professionista famoso si allena alla Gold's Gym. Grandi saracinesche aperte, nel caldo della California. Il culturista esce fuori a prendere aria. In fondo al piazzale c'è un bambino con la palla, lo vede, si ferma. Il culturista sorride. Abbozza una posa. Il bambino spalanca la bocca sdentata in ammirazione e sorride anche lui. Iniziano una specie di piccolo posedown a due, subito interrotto dalla madre del bambino, sopraggiunta: “Vieni via, ma sei pazzo, cosa fai con quella gente?". Concludeva il suo racconto così: "Per un attimo i due mondi si erano sfiorati, ma non c'era stata altra possibilità di approfondimento. E si allontanarono di nuovo".
Al banchetto degli agonisti si servono briciole perché non sono più considerati in grado di muovere l'economia di questo sport. Si dice che non fanno sognare. Non interessano. Ho dei dubbi. Un conto è sognare, un conto volere essere così e cosà concretamente. Di sognare e di grandi propositi abbiamo bisogno tutti. Anche quelli che poi non attuano un decimo di ciò che progettano o che vorrebbero fare. Ma è proprio in questa tensione che si racchiude tutto il gioco e, a ben vedere, tutto il meccanismo del settore (come di ogni altro settore). Quando organizziamo le gare abbiamo grosse difficoltà a trovare sponsor, meno a trovare spettatori che pagano il biglietto ed entrano ad assistere allo spettacolo, ancora meno a trovare atleti. Penso che occorra un riavvicinamento dei due mondi. Da quella scintilla del sogno di un fisico più sano e più bello che solo un agonista può fare sprizzare nella mente delle persone normali, può innescarsi un impulso nuovo, di crescita non solo personale ma anche economica.
venerdì 11 dicembre 2009
mercoledì 25 novembre 2009
Ha bisogno di cultura la cultura fisica?
Editoriale su POWER 1
di Rossella Pruneti
Ho sempre pensato due cose.
Di fronte al terrorismo culturale di certi istruttori e ad articoli più complicati di una pagina di Meccanica Quantistica, scuoto la testa e dico: "In fondo il nostro sport, la nostra disciplina, consiste nell'impugnare un manubrio e un bilanciere, macinare ripetizioni contraendo i muscoli, sudando. Qualcosa di fisico, molto molto corporeo”.
Di fronte allo snobismo culturale di chi ci definisce "tutti muscoli e niente cervello”, ho sempre ribattuto che ci vuole tanto cervello per una disciplina che muove ed è mossa 24 ore al giorno dalla forza di volontà, dalle conoscenze (anatomia, nutrizione, scienza dell'esercizio... cose che non solo non sa il passante per strada ma neanche il medico di famiglia) e da un profondo legame tra mente e muscoli.
Per un verso quindi il nostro bodybuilding non ha bisogno di cultura perché ne ha già. Molta.
Quello che però ci manca, motivo per il quale siamo arrivati alla concezione di POWER, è un mezzo per esprimere e conservare tanta della cultura del "bodybuilding posse", il gruppo di individui, amici anche (perché no), aventi lo stesso interesse. Diciamo pure la sottocultura del bodybuilding, nel senso buono e ricco del termine.
Sommersi da Twitter e da Facebook, in un universo di silicio dove tutti possono fingersi 52 cm di braccio col Photoshop e scrivere tutto e il contrario di tutto relativamente alla tecnica del bodybuilding senza alzarsi dalla scrivania ed allenarsi realmente, abbiamo sentito il bisogno di fermare su carta, rilegare, conservare. In una parola: impreziosire.
Ecco l’abbinamento con l’associazione culturale Ray Stern (la quale ha nel proprio statuto la finalità di promozione sociale nelle aree del fitness, cultura fisica, bodybuilding) che da questo primo numero dedica la diffusione di POWER ai propri soci, a chi ama questo sport e questa mentalità.
Ray Stern è stato uno degli incontri decisivi della mia vita. Mi ha sapientemente insegnato tante cose, dalle lezioni d'inglese dopo cena alla mentalità positiva necessaria nel nostro sport e nella vita.
A lui è dedicata l’associazione che ho fondato e di lui ricorda questa rivista, perché “Power of Thunder” era il suo pseudonimo durante le sue grandi gesta di lottatore degli anni '50.
Era uno di noi, era un grande appassionato e bodybuilder. Perché anche lui, come tutti noi, sosteneva: “Devo ammettere che di tutte le attività commerciali che ho creato, di tutte le avventure che ho vissuto, niente è paragonabile al mio amore per il bodybuilding. Credo di essere nato proprio per diventare un bodybuilder. Niente mi rende più felice dentro e mi dà un vero senso di soddisfazione quando un bella sessione intensa coi pesi”.
di Rossella Pruneti
Ho sempre pensato due cose.
Di fronte al terrorismo culturale di certi istruttori e ad articoli più complicati di una pagina di Meccanica Quantistica, scuoto la testa e dico: "In fondo il nostro sport, la nostra disciplina, consiste nell'impugnare un manubrio e un bilanciere, macinare ripetizioni contraendo i muscoli, sudando. Qualcosa di fisico, molto molto corporeo”.
Di fronte allo snobismo culturale di chi ci definisce "tutti muscoli e niente cervello”, ho sempre ribattuto che ci vuole tanto cervello per una disciplina che muove ed è mossa 24 ore al giorno dalla forza di volontà, dalle conoscenze (anatomia, nutrizione, scienza dell'esercizio... cose che non solo non sa il passante per strada ma neanche il medico di famiglia) e da un profondo legame tra mente e muscoli.
Per un verso quindi il nostro bodybuilding non ha bisogno di cultura perché ne ha già. Molta.
Quello che però ci manca, motivo per il quale siamo arrivati alla concezione di POWER, è un mezzo per esprimere e conservare tanta della cultura del "bodybuilding posse", il gruppo di individui, amici anche (perché no), aventi lo stesso interesse. Diciamo pure la sottocultura del bodybuilding, nel senso buono e ricco del termine.
Sommersi da Twitter e da Facebook, in un universo di silicio dove tutti possono fingersi 52 cm di braccio col Photoshop e scrivere tutto e il contrario di tutto relativamente alla tecnica del bodybuilding senza alzarsi dalla scrivania ed allenarsi realmente, abbiamo sentito il bisogno di fermare su carta, rilegare, conservare. In una parola: impreziosire.
Ecco l’abbinamento con l’associazione culturale Ray Stern (la quale ha nel proprio statuto la finalità di promozione sociale nelle aree del fitness, cultura fisica, bodybuilding) che da questo primo numero dedica la diffusione di POWER ai propri soci, a chi ama questo sport e questa mentalità.
Ray Stern è stato uno degli incontri decisivi della mia vita. Mi ha sapientemente insegnato tante cose, dalle lezioni d'inglese dopo cena alla mentalità positiva necessaria nel nostro sport e nella vita.
A lui è dedicata l’associazione che ho fondato e di lui ricorda questa rivista, perché “Power of Thunder” era il suo pseudonimo durante le sue grandi gesta di lottatore degli anni '50.
Era uno di noi, era un grande appassionato e bodybuilder. Perché anche lui, come tutti noi, sosteneva: “Devo ammettere che di tutte le attività commerciali che ho creato, di tutte le avventure che ho vissuto, niente è paragonabile al mio amore per il bodybuilding. Credo di essere nato proprio per diventare un bodybuilder. Niente mi rende più felice dentro e mi dà un vero senso di soddisfazione quando un bella sessione intensa coi pesi”.
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Idee (bellissime) per il "Grande BODYBUILDING"
Editoriale di POWER numero 0
di Rossella Pruneti
Sono tra coloro che trovano naturale navigare su Internet e lo ha fatto fin dalla “prima ora” scrivendo e progettando sia per la carta sia per il Web. Ho però vissuto gli ultimi tre lustri dell’editoria specialistica italiana da collaboratrice, redattrice, traduttrice. Sono della scuola insomma, dei grandi redattori del bodybuilding quali Gian Marco Pagliai, che tagliava e incollava pagine dattilografate invece di usare un Word Processor, e di Renata Semprini, che mi lasciò un menabò di carta insieme a tanti preziosi consigli. Confrontando, grazie all’elettronica oggi scriviamo tantissimo, con strumenti completamente diversi rispetto al passato. Abbiamo imparato a fare il nostro lavoro in modo diverso. Comunicando in maniera meno stereotipata. Affrettandoci alla tempistica del “subito online in tempo reale” e non più del “bimestrale preparato 2-3 mesi prima”. Ed eliminando tante vecchie ragnatele che ci limitavano nell’espressività. Adesso un messaggio non è solo fatto di parole, ma anche di immagini video, suoni, commenti, applicazioni.
Per questo, più volte, coi collaboratori del “passato”, ci chiedevamo un po’ sgomenti e incapaci di risponderci: c’è ancora spazio e motivo per un giornale su carta?
Lo so, sono stata molto catturata dal Web, però c'è una cosa che non ho mai perso di vista: la voglia di scrivere, di raccontare e di permettere di raccontare a chi ha competenza e passione per farlo, di costruire una bella pagina, di “pensare” un giornale.
Nasce POWER.
L’occasione: un evento storico per il nostro sport come l’organizzazione dei Mondiali IFBB di Fitness, Bodyfitness e Bodyfitness in Italia oltre alla rinascita della storica Notte dei Campioni, ricalibrata e riportata verso il suo vecchio splendore. Su questi eventi il numero zero è incentrato, svelando parte dello spirito che vorrà avere.
Concepito per amore di tutti quei collaboratori che, paradossalmente, online sarebbero limitati. Perché se oggi stampiamo, lo facciamo anche e soprattutto per conservare, quindi quello che si stampa deve essere meglio di quello che si trova online, deve competere con quanto è sulla Rete mondiale subito e in grandi quantità, quindi deve essere bello come un libro, da conservare e per approfondire.
Nel mio piccolo, l'ho creato. Come atto d’amore che vuole unire il passato, il presente e il futuro del mio settore, della mia vita. Ho invitato e raccolto i migliori mentori e collaboratori che ho sempre avuto. Alcuni arriveranno in seguito, una buona parte è già qui. E credo, e spero, che continueremo a farlo.
Gente, la mia gente, che è capace di insegnare il fitness non solo con passione ma soprattutto in modo accurato e con esperienza di prima mano, senza cadere nel banale e nel “copia-incolla”. Persone che pensano come me che la passione possa bastare per superare ogni difficoltà.
Ci piace “spremerci” per il nostro sport, per i nostri sogni e per il nostro lavoro. Non “spremiamo” solo i muscoli. Sì, cantiamo un po' fuori dal coro, come hanno sempre fatto i bodybuilder, dopotutto.
Chissà dove arriveremo, il destino è così imprevedibile...
di Rossella Pruneti
Sono tra coloro che trovano naturale navigare su Internet e lo ha fatto fin dalla “prima ora” scrivendo e progettando sia per la carta sia per il Web. Ho però vissuto gli ultimi tre lustri dell’editoria specialistica italiana da collaboratrice, redattrice, traduttrice. Sono della scuola insomma, dei grandi redattori del bodybuilding quali Gian Marco Pagliai, che tagliava e incollava pagine dattilografate invece di usare un Word Processor, e di Renata Semprini, che mi lasciò un menabò di carta insieme a tanti preziosi consigli. Confrontando, grazie all’elettronica oggi scriviamo tantissimo, con strumenti completamente diversi rispetto al passato. Abbiamo imparato a fare il nostro lavoro in modo diverso. Comunicando in maniera meno stereotipata. Affrettandoci alla tempistica del “subito online in tempo reale” e non più del “bimestrale preparato 2-3 mesi prima”. Ed eliminando tante vecchie ragnatele che ci limitavano nell’espressività. Adesso un messaggio non è solo fatto di parole, ma anche di immagini video, suoni, commenti, applicazioni.
Per questo, più volte, coi collaboratori del “passato”, ci chiedevamo un po’ sgomenti e incapaci di risponderci: c’è ancora spazio e motivo per un giornale su carta?
Lo so, sono stata molto catturata dal Web, però c'è una cosa che non ho mai perso di vista: la voglia di scrivere, di raccontare e di permettere di raccontare a chi ha competenza e passione per farlo, di costruire una bella pagina, di “pensare” un giornale.
Nasce POWER.
L’occasione: un evento storico per il nostro sport come l’organizzazione dei Mondiali IFBB di Fitness, Bodyfitness e Bodyfitness in Italia oltre alla rinascita della storica Notte dei Campioni, ricalibrata e riportata verso il suo vecchio splendore. Su questi eventi il numero zero è incentrato, svelando parte dello spirito che vorrà avere.
Concepito per amore di tutti quei collaboratori che, paradossalmente, online sarebbero limitati. Perché se oggi stampiamo, lo facciamo anche e soprattutto per conservare, quindi quello che si stampa deve essere meglio di quello che si trova online, deve competere con quanto è sulla Rete mondiale subito e in grandi quantità, quindi deve essere bello come un libro, da conservare e per approfondire.
Nel mio piccolo, l'ho creato. Come atto d’amore che vuole unire il passato, il presente e il futuro del mio settore, della mia vita. Ho invitato e raccolto i migliori mentori e collaboratori che ho sempre avuto. Alcuni arriveranno in seguito, una buona parte è già qui. E credo, e spero, che continueremo a farlo.
Gente, la mia gente, che è capace di insegnare il fitness non solo con passione ma soprattutto in modo accurato e con esperienza di prima mano, senza cadere nel banale e nel “copia-incolla”. Persone che pensano come me che la passione possa bastare per superare ogni difficoltà.
Ci piace “spremerci” per il nostro sport, per i nostri sogni e per il nostro lavoro. Non “spremiamo” solo i muscoli. Sì, cantiamo un po' fuori dal coro, come hanno sempre fatto i bodybuilder, dopotutto.
Chissà dove arriveremo, il destino è così imprevedibile...
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